di Redazione RADIOA
Slitta a settembre l’assemblea della due aree del versante toscano della Riserva di Biosfera Appennino tosco emiliano, Lunigiana e Garfagnana, che era in programma per sabato 5 luglio, al Santuario di Nostra Signora della Guardia in località Argenia. Nelle scorse settimane, i rappresentanti delle tre aree del versante Emiliano della Riserva si erano riuniti al Castello di Levizzano Castelvetro (Mo). L’appuntamento ha celebrato i dieci anni della Riserva di Biosfera Appennino tosco emiliano, i principi e valori UNESCO per la pace e la sostenibilità e oggi contro le guerre ma si è parlato anche dei passi indietro nel contrasto al cambiamento climatico. Ed è stata occasione per illustrare il risultato della partecipazione volontaria per l’aggiornamento Action Plan, in vista della riunione mondiale delle Riserve d Biosfera che si terrà in Cina il prossimo settembre.
Ecco l’intervento introduttivo del coordinatore della Riserva Mab Unesco Appennino tosco emiliano Fausto Giovannelli, all’evento del modenese
Oggi celebriamo un traguardo importante, i primi dieci anni della Riserva Mab Unesco dell’Appennino tosco emiliano. Dieci anni di lavoro, di passione e di cura per il nostro territorio che è al tempo spesso naturale e antropizzato, fragile e fortissimo, antico e innovativo, ed è attraversato da tutti i problemi e le sfide di questo tempo. Dieci anni fa, solo un’ora dopo il riconoscimento UNESCO, ancora nella sede di Parigi nel palazzo, mi sono chiesto: e adesso? Ce la faremo a fare di tutto questo qualcosa di più di una prestigiosa etichetta? Ce la faremo a fare vivere quello che veramente questo riconoscimento comporta? Oggi, dieci anni dopo, la risposta è sì! lo dico con orgoglio, ma soprattutto con gratitudine e come ringraziamento a Voi, a chi ci ha lavorato pressoché ogni giorno (a partire dal direttore Giuseppe Vignali), allo staff operativo, alle centinaia, forse migliaia, di persone che a vario titolo sono state protagoniste delle precedenti assemblee annuali e attori attivi e passivi di mille iniziative e azioni; di quelle che abbiamo e raccolto nel primo action plan e di altre che sono seguite e di altre ancora che sono pienamente in corso. I loro titoli sono Unesco per il clima che sostiene 80 progetti di altrettanti comuni, Unesco per la scuola, Uomini e foreste o crediti di sostenibilità, Carta europea del turismo sostenibile, menu a km 0 e Upvivium, Cammini e vie storico religiose – escursionistiche come il sentiero Italia, la francigena, le vie matildica e del volto santo, la Vandelli, la romea nonantolana,, il sentiero dei ducati. Si chiamano Neve natura e Laboratorio ’Appennino, Bee Adapt per il sostegno agli impollinatori”, recupero di praterie d’alta quota e impegno per nuove relazioni metro-Montane su cui è di ieri un focus organizzato dalla città metropolitana di Bologna ..e altri…tantissimi altri. Elencarli tutti non è possibile. Ma sono agli atti nella storia e documentazione di questa Riserva di biosfera. Tutto questo operare ha consentito di riscrivere ambiti e confini amministrativi e relazionali, di aggregare insieme forze, di istituzioni pubbliche e soggetti privati, di scuole università e territori di GAL, associazioni di ogni genere, competenze professionali e comunità di paese, pro loco e imprese strutturate. Ha favorito il nascere di progetti inediti e anche raccogliere e convogliare risorse aggiuntive, finanziarie e umane dal governo nazionale e dall’Europa, dai programmi LIFE e Leader, dalle università e dalle loro cattedre Unesco, ma anche da privati e dal volontariato, oltre che da comuni, da regioni, da Unioni comunali, dal piano di ripresa e resilienza, e dai mille fili dei bandi pubblici. Tutto questo è stato aggregato e convogliato in un esplicito orizzonte di senso e di valore e ha significato un importante investimento sul capitale umano del territorio, di cui è possibile vedere già dei ritorni.
.Perché il riconoscimento Unesco, dopo decenni di sentimenti di sconfitta e marginalità vissuti in Appennino (il mondo dei vinti) ha rappresentato una rivincita, ha indebolito una pur radicata rassegnazione, ha rafforzato in tante e tanti la convinzione di avere e di vivere luoghi di grande valore , ha accresciuto il senso di appartenenza di persone e comunità a un territorio di cui si sono messe in luce le eccellenze, ha ribaltato un pregiudizio negativo sul capitale naturale presente , e ha anche determinato la motivazione di molte persone a investire energie, passione in nuovi progetti di vita e residenza. E forse, dal punto di vista culturale ,sociale, civile è proprio questo dato immateriale il risultato più concreto e importante.
Ma un anniversario e in particolare questo anniversario non è affatto un punto di arrivo. Possiamo e dobbiamo celebrare davvero questi primi dieci anni , ma non possiamo festeggiare.
Siamo un’entità UNESCO e non possiamo ignorare che UNESCO e anche questa nostra comunità di pensiero e di azione che chiamiamo Biosfera origina da un trattato voluto e firmato nel novembre del ‘45 a Parigi, appena liberata dall’occupazione nazista e dalla guerra mondiale . Un trattato siglato nel segno e per la speranza della pace perpetua, per la costruzione di un dialogo permanente, sulla base della cultura della scienza e dell’educazione fra le persone e formazioni sociali di ogni appartenenza etnica, religiosa, culturale, politica, confidando in questo come argine e azione preventiva-questa sì onestamente preventiva e credibile – contro i conflitti e le guerre. Sappiamo che sono aperti nel mondo 83 conflitti armati, che, come detto da Papa Francesco, sono in realtà una guerra mondiale a pezzi. In questo momento stati e nazioni di antica civiltà fanno impunemente carta straccia del diritto e delle organizzazioni internazionali, e peggio ancora, dei principi di umanità che ne hanno ispirato la nascita e ne costituiscono l’anima. Abbiamo l’obbligo di sottolineare che non ci può essere sostenibilità senza pace, che non possono realizzarsi la transizione ecologica ed energetica che si impongono per il cambiamento climatico già in atto ,senza accordi e collaborazioni internazionali equilibrate e rispettate.
I PRINCIPI UNESCO
Oggi dei principi fondativi e ispiratori del trattato UNESCO e del programma MAB il mondo ha bisogno come del pane, come non mai. I principi non vivono da soli, vanno gridati, comunicati, testimoniati, affermati con esperienze concrete e così fatti vivere. Questo anche è nostro compito e questa è la ragione fondamentale del prestigio che l’acronimo UNESCO ha accumulato nei decenni trascorsi. Qui anche sta qui il valore primario del patto di collaborazione che abbiamo siglato da dieci anni fa, e abbiamo ampliato e rilanciato recentemente con altri territori e comunità. Un patto di valori e un patto di collaborazione territoriale che è stato riconosciuto dal governo italiano e poi dai paesi – sono quasi 200 – firmatari del trattato UNESCO. Questo patto ci impegna qui ci lega a una rete internazionale e mondiale che conferisce un valore aggiunto a ogni nostra azione. Possiamo certamente andare orgogliosi del fatto che la connotazione “Uomo e biosfera”, di tanti diversi e ricchi paesaggi territori paesi e città tra la via Emilia e il mar Ligure, per quanto ancora poco comunicata, ha lasciato e sta lasciando un valore aggiunto nel capitale umano e nella cultura, nella conoscenza e considerazione dei valori di eccellenza depositati in ogni metro di queste terre, sia da parte di chi le abita, sia da parte di chi le visita o considera dall’esterno. . Ma anche altrove, non solo qui, il programma Man and Biosphere dell’UNESCO appare vitale e in espansione. Raccoglie adesioni, energie e partecipazione di giovani di insegnanti, di studiosi di scienziati, di famiglie, di grandi e piccole comunità e territori in tutta Italia e in tutto il mondo, nonostante la gravità dei fatti, che stanno determinando oggi, in piena globalizzazione finanziaria, informativa e climatica, uno scenario di sfiducia nella cooperazione economica e commerciale, e rallentamenti quando non e veri e propri passi indietro-anche in Europa nelle politiche ambientali e di contrasto al riscaldamento del pianeta.
LA CONFERENZA MONDIALE IN CINA UNA VOCE PER LA PACE E PER LA SOSTENIBILITA’
La conferenza internazionale Mab UNESCO che si terrà in settembre in Cina ha di fronte una sfida molto alta, ma anche le condizioni e l’autorevolezza per affrontarla. Per quell’appuntamento UNESCO sta promuovendo da mesi consultazione e partecipazione. Il nuovo Piano d’Azione MAB 2025 – 2035 nascerà anche dal basso, dalle oltre 700 riserve di Biosfera del Pianeta, compresa la nostra e si iscriverà nel programma ONU 2030 aggiornandone obiettivi e strumenti. Sarà una cosa grande, di livello mondiale di cui anche noi qui oggi siamo partecipi. Sarà una voce per la pace e per la sostenibilità e anche più che una voce: un motore acceso, una spinta alla ricerca, un laboratorio di pensiero e di azione globale, che si misura con le sfide dell’antropocene in cui di fatto siamo entrati e con le nuove indivisibili e ineludibili responsabilità politiche e perché no morali ,che il mondo è l’umanità del terzo millennio deve affrontare. Qui nell’Appennino tosco-emiliano sono ora nel pieno dello svolgimento azioni importanti e articolate in centinaia di progetti, grandi e piccoli, alcuni come UNESCO per il clima che hanno come protagonisti tutti i comuni, altri le scuole; altri ancora costituiscono luoghi e partnership per il dialogo, la ricerca e l’impegno per la biodiversità, il paesaggio, l’economia sociale e generativa, la costruzione di nuove comunità di pensiero e azione proiettate al futuro.
IL NUOVO ACTION PLAN
Il nuovo action plan locale, così come quello in corso, non sarà elaborazione di esperti delegato a un panel accademico o da una conferenza di amministratori; sarà frutto prima di tutto di passione, sentimento, voglia di attrarre risorse economiche e soprattutto risorse umane per indirizzarle verso orizzonti di senso e di valore necessari in questo tempo. Riserva di Biosfera non è sinonimo di un ente pubblico che si aggiunge a quelli già esistenti, non riscuote tributi, non ha un proprio budget né proprio personale. È piuttosto un patto attrattore di collaborazioni e creatività, un soggetto che chiede aiuto collaborazione e propone organizzazione per una missione molto alta. Il Piano d’Azione è cornice, coordinamento e luogo di sperimentazione per l’immane sfida della sostenibilità che nei nostri territori si presenta con serie criticità di tenuta fisica ma anche con rilevanti opportunità e vantaggi a fronte dell’aumento delle temperature e dalla necessità e possibilità di rigenerare nuovi modelli di vita e comunità proiettate al futuro. Nell’agenda di lavoro oltre quanto già citato ci sono la costruzione di nuove cooperative di comunità, partnership con le cattedre UNESCO, rilancio di un atelier per l’educazione alla scienza e l’approccio ai grandi temi dell’acqua e dell’energia. In agenda c’è la trasformazione di una montagna, già centro militare radar in un gioiello di bellezza e di paesaggio, la gestione all’altezza delle attese e delle necessità di siti e valli recentemente riconosciute come patrimonio naturale dell’umanità e la valorizzazione sul territorio di un centro di eccellenza per la ricerca sul clima come quello del Cimone. Ma quello che abbiamo davanti è soprattutto uno spazio aperto: i parchi nazionali e regionali, i comuni le scuole le imprese le associazioni, persino le Proloco, le singole persone possono indossare la maglietta “Io sono al riserva di Biosfera” e in nome di questo giocare una propria partita. Dobbiamo contare e contiamo sul sostegno del Governo e in particolare su quello delle regioni per svolgere un ruolo di coordinamento e sviluppo di sinergie tra pubblico e privato. La scelta di svolgere a Castelvetro nella prima collina modenese l’assemblea consultiva (l’altra parallela sarà in Toscana all’Argegna il 5 luglio prossimo) vuole essere un investimento sulle forze e le eccellenze di questo territorio che è entrato da poco nell’ambito della Riserva di Biosfera ma che ha tutte le condizioni non solo per beneficiarne in termini di immagine, scambio ma per diventarne un soggetto trainante.